ROMA, 01 LUGLIO – “A noi piace badare al sodo, ma il Corriere si cruccia per fascismo e nazismo che sono stati seppelliti dalla storia. Essere critici con la Ue, quando occorre, non è apologia di nazismo, ma è proprio l’espressione di quella libertà e di quella democrazia che grazie alla sconfitta di tutti i totalitarismi abbiamo ereditato. Questa è l’Europa che mi piace: libera e democratica”. Lo scrive il leader della Lega Matteo Salvini, in una lettera al Corriere della Sera all’indomani di un editoriale del quotidiano sulla collocazione europea del Carroccio.

“Di questa Europa fanno parte a pieno titolo l’Ungheria e il suo popolo, la Polonia e il suo popolo. E il popolo, in un regime democratico, decide i suoi governanti e le proprie priorità – prosegue Salvini -. Mi chiedete se sono più vicino a Londra o a Budapest? Mai come oggi Londra e Budapest, a proposito di critica alla Ue, sono state così vicine. E ricordo che – se il nocciolo è questo – il partito di Orbán è stato membro del Ppe per anni, prima di dire addio nel marzo scorso. Sono anche consapevole che i nostri rapporti con gli Usa sono fondamentali, indipendentemente dal colore dell’amministrazione”.

“Mi sorprende invece che altri movimenti politici (e media italiani) abbiano ripetutamente attaccato il precedente presidente degli Stati Uniti durante tutto il suo mandato. Sono diventati atlantisti solo negli ultimi sei mesi?”, chiede Salvini. “Il Corriere sembra dimenticare che la Lega è forza di governo e che noi siamo parte integrante di questo sforzo di unità nazionale per mettere in sicurezza il Paese dopo più di un anno di emergenza. Le nostre idee sono e saranno chiare e nette (per esempio sulla difesa delle nostre radici giudaico-cristiane) e su quelle saremo giudicati dai cittadini, le nostre alleanze nella Ue saranno non certo sulla base di schemi ormai sepolti ma semplicemente con chi vorrà evitare il ritorno a politiche di disoccupazione forzata e austerità distruttiva ormai condannate dalla storia così come certe ideologie – aggiunge l’ex ministro dell’Interno -. Il presidente Draghi è stato molto chiaro: sull’unione bancaria non vuole accordi penalizzanti per l’Italia, ha sottolineato che è tempo di mettere denaro nel sistema economico (anziché prelevarlo con nuove tasse), è riuscito a riportare sul tavolo europeo il dossier immigrazione, ha accantonato il Mes che per un esercito di commentatori e di politici era la panacea di tutti i mali”. (ITALPRESS)