MILANO, 15 SETTEMBRE – Per l’86% di imprese e professioni del terziario (commercio, turismo, servizi) i sostegni finora avuti dal Governo non sono stati ritenuti sufficienti per superare l’emergenza Covid. E il 30% pensa che la propria attività sia a rischio chiusura entro la fine del 2020. Questi dati emergono dall’indagine di aggiornamento realizzata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. Al sondaggio – risultati elaborati dall’Ufficio studi della Confcommercio milanese – hanno risposto 962 imprese: il 71% fino a 9 addetti (percentuale sul totale dei rispondenti che hanno dichiarato la classe di addetti). In particolare le piccole imprese ritengono che la propria attività sia a rischio chiusura entro la fine del 2020. A Milano città (34%) il dato è più alto rispetto all’area metropolitana milanese (24%), a Monza Brianza (28%) e a Lodi (25%). Fra i settori che si ritengono più a rischio chiusura: commercio autoveicoli, ambulanti, servizi alle imprese e ristorazione. Se l’86% boccia, perché insufficienti, gli aiuti finora avuti, per alcune categorie questo giudizio diventa particolarmente critico: agenzie di viaggio e ingrosso alimentare (100%), ambulanti (97%), ricettività (94%), ristorazione (90%). Tra le imprese che hanno fatto richiesta di cassa integrazione ci sono ancora situazioni di risorse non ricevute per i mesi di marzo (5%), aprile (7%), maggio (19%).
Il fatturato delle attività si è mediamente ridotto, tra gennaio e agosto, del 45% e la previsione settembre-dicembre migliora, ma resta comunque negativa: -37%. Le categorie più in difficoltà si confermano quelle turistiche con un calo dell’88% fino ad agosto e una previsione di perdita per gli ultimi mesi dell’anno dell’87% per le agenzie di viaggio; per alberghi e attività ricettive -75% nel periodo gennaio-agosto e – 67% di previsione di perdita per settembre-dicembre. Forti sofferenze anche per gli ambulanti (-57% gennaio-agosto; -45% di previsione di perdita per settembre-dicembre); trasporti e logistica (-56% gennaio-agosto; -42% di previsione di calo per settembre-dicembre); ristorazione (-56% gennaio-agosto; -48% di previsione di perdita per settembre-dicembre); alcuni tipi di servizi alle imprese come organizzazione di eventi, noleggio, vigilanza, selezione del personale (-51% gennaio-agosto; -44% previsione di perdita per settembre-dicembre). Contrazioni di fatturato più forti (-50% gennaio-agosto e -41% di previsione di perdita per settembre-dicembre) a Milano rispetto all’hinterland (-40% gennaio-agosto e -34% di previsione di perdita per settembre-dicembre); a Lodi (-46% gennaio-agosto e -38% di previsione di calo per settembre-dicembre) e a Monza Brianza (-44% gennaio-agosto e – 33% di previsione di perdita per settembre-dicembre). Lo smart working (per le attività che ne consentono l’attuazione) coinvolge più del 75% dei dipendenti per il 56% delle imprese; fra il 50 e il 75% per l’11% delle imprese; tra il 25 e il 50% per il 9% delle aziende; meno del 25% per il 24%.
“Anche se ci sono minimi segnali di ripresa il settore del terziario è ancora in fortissime difficoltà con quasi 1 impresa su 3 a rischio chiusura. In questo contesto – afferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – l’utilizzo massiccio dello smart working tende a desertificare le città penalizzando un importante volano economico. Va trovato al più presto un punto di equilibrio. Ma soprattutto va rafforzato il sostegno previsto dal Governo alle imprese ormai non più sufficiente per resistere alla crisi provocata da un’emergenza sanitaria non ancora risolta”. (askanews)