Oggi, esattamente 5 anni fa, si chiudeva Expo. Sei mesi straordinari per Milano, per la Lombardia, per l’Italia, e per il pianeta. Una spinta incredibile a progetti, tendenze, sperimentazioni, innovazione, nuovi stili di vita e nuovi modi di pensare. Un’energia positiva travolgente per l’economia e per il sistema, l’orgoglio di Milano di essere capitale e guida, non solo del paese, ma del mondo intero. Un’emozione che ancora oggi, nonostante tutto, ci illumina gli occhi e ci regala adrenalina. La capacità di fare sistema fra istituzioni molto diverse, per un grande risultato comune. Una grande responsabilità, ma anche uno stimolo a guardare al futuro, prima degli altri, e anche per gli altri. Anche per chi è rimasto indietro, e non può e non deve rimanere indietro. Forse in due parole, il cosiddetto “Spirito ambrosiano”.

Caratteristiche che Milano in fondo ha sempre avuto, almeno dal secolo scorso, ma che con Expo erano fiorite in modo fantastico. Uno spirito che, oggi più che mai, in questa fase così complicata, andrebbe coltivato e diffuso ogni giorno, come stimolo e timone per la città e per il resto del paese. Un’immagine di fiducia, di prospettiva, di speranza, di orgoglio, di rilancio, di fatica che porta ai risultati, se non ai miracoli. Che Milano ha il diritto e il dovere di sentire forte dentro di sé. Perché è il suo, è il nostro dna.

Il fatto che il Sindaco Sala non abbia speso una parola per questo anniversario così bello e suggestivo che lui ha vissuto in prima persona mi lascia perplesso. Forse distratto da Instagram, il Sindaco non ha colto l’occasione di questo anniversario per dare un segnale alla città, un segnale in stile meneghino, quel segnale che la città ha bisogno di sentire ogni giorno dal suo primo cittadino per essere forte e coesa, per superare questo terribile momento e guardare al futuro.

Perché “a Milan, anca i moron fann l’uga”. È stata un’occasione persa, una dimenticanza molto grave. Milano adesso ha bisogno di un Sindaco che sappia guidare il suo rilancio, che dia fiducia, che sia presente ogni giorno e che ci metta la faccia, nella buona e nella cattiva sorte. Un Sindaco che sia percepito vicino e in mezzo alla gente. Un Sindaco che ci sia, in Piazza della Scala, ma anche al Lorenteggio e al Corvetto, in Via Gola e in Via Quarti, che conosca Via della Spiga e anche Via Segneri. Che parli con i commercianti, i tassisti, gli oratori, e li rassicuri. Che ami la sua città, e senta che governarla è un atto d’amore, come un matrimonio. E non dimentichi gli anniversari. Che deve guidare i Milanesi, e portare i gelsi a fare l’uva.

Forse, più semplicemente, Milano ha bisogno di un Sindaco diverso.